Mio figlio 14enne, sia l’anno scorso in prossimità degli esami di terza media che quest’anno (frequenta la classe prima di un istituto tecnico) e da circa un mese soffre di continui tic. In prevalenza scuote la testa ma alternativamente ogni tanto ruota gli occhi o si dà pugni leggeri sul capo, in altri momenti si scrolla il busto o fa tremare una gamba. Sono o meglio siamo sconcertati in famiglia di questi suoi atteggiamenti che, ho osservato, si trattiene dal fare nei momenti "pubblici", quali: locali, scuola, pranzi da parenti etc. per poi scatenarsi a casa o nel tragitto di ritorno. Aggiungo che si tratta di un ragazzino molto problematico, pieno di ansie e sensi di colpa, insicuro e privo di autostima anche se molto sensibile e affettuoso a dismisura. Preciso di avere un altro figlio 21enne, del tutto diverso da lui, sicuro di sè stesso, sempre andato bene a scuola e che non mi ha mai creato problemi. Questo lo preciso per spiegarvi che con questo figlio come con l’altro, non sono mai stata oppressiva, viste le sue insicurezze e le sue difficoltà scolastiche, sia io che il padre abbiamo sempre cercato di aiutarlo nelle difficoltà, di sdrammatizzare i suoi insuccessi, di incoraggiarlo ad affrontare le difficoltà. Insomma non ci sentiamo colpe tali da giustificare i suoi comportamenti. Nonostante ciò ha dei continui sensi di colpa nei miei confronti, è terrorizzato se io non penso, su un qualsiasi argomento, le stesse cose che pensa lui e che automaticamente adegua alle mie per farmi contenta, si confronta continuamente col fratello e dice che io non lo stimo perchè non è bravo come lui. Forse lo amiamo cosi tanto da averlo soffocato? Non so, sta di fatto che in questo periodo piange spesso e dice che la scuola non è fatta per lui, che non capisce nulla di quello che spiegano, che non è capace di far nulla. Non vuole più andare a scuola, dove sarà sicuramente rimandato in tre o quattro materie e, se pur incoraggiato a continuare, dice che non servirà a nulla e sarà comunque bocciato a settembre. Ma dice anche che non sarà in grado nemmeno di fare un lavoro, si ritiene un fallito. Una disperazione insomma, considerate che comunque ha una buona intelligenza, che comunque usa solo quando ci sono argomenti che lo interessano. Nei due tests ecdl che ha fatto recentemente ha avuto il punteggio 90/100 e allora perchè fa cosi e non ha la minima fiducia in se stesso? Se cerco di aiutarlo convicendolo ad andare da uno psicologo, mi dice che non capisco niente e che butterei via soldi per nulla. Da piccolo l’ho iscritto al calcio ma dopo tre lezioni non ha più voluto andare perchè alcuni compagni gli facevano dispetti, nonostante sia lo sport di cui è molto appassionato ma che guarda solo in tv, non pratica nessuno sport se non la ginnastica a scuola. Non vuole andare in bicicletta, mio figlio più grande che va sempre in montagna ha tentato invano di portarlo con sè ma non vuole uscire. Fino allo scorso anno aveva due o tre amici delle medie con i quali usciva spesso nella piazza del paese ma dalla fine degli esami di terza media non li incontra più, da casa non esce più se non per andare a scuola, alla Messa o in giro con noi genitori. Vi prego aiutatemi, mi sto consumando dal dolore! Datemi un’indicazione per uscire da questo baratro.Grazie infinite, una mamma disperata!,
Cara Anonima,
grazie di averci scritto, accogliamo con piacere la tua “accorata” richiesta di aiuto, per noi è molto importante poterci confrontare anche con il mondo adulto presente nella vita dei ragazzi che siamo abituati ad ascoltare.
I tic, a livello psicologico, sono senz’altro la conseguenza di uno stato di stress a livello cosciente o inconscio. La "funzione" del tic sarebbe quella di abbassare una condizione di ansia attraverso un rituale ripetitivo. Nei casi in cui si hanno tic di natura diversa, ma transitori e variabili, in genere essi tendono a diradarsi nel corso del tempo e si attenuano sensibilmente al termine dell’adolescenza. Come tutti i rituali, i tic possono apparire e scomparire in differenti situazioni ed in modo automatico ed involontario. È possibile che tuo figlio, proprio per un senso di vergogna e imbarazzo, riesca a reggere e a tenere sotto controllo l’ansia nei luoghi pubblici, ma, una volta a casa, si lasci andare, perché si sente più a suo agio.
Detto questo, ogni figlio è diverso dall’altro, proprio perché si nasce già con delle caratteristiche tipologiche individuali e naturalmente, anche se i genitori e lo stile educativo sono gli stessi, le relazioni sono uniche e incomparabili.
Da ciò che dici, ci sembra abbastanza chiaro che tuo figlio vive un forte disagio e che, anche se non lo vuole ammettere, stia chiedendo aiuto. È come se si sentisse privo di energia soggettiva e per questo abbia bisogno di accondiscendenze, di continue conferme e rassicurazioni. Questo può essere piuttosto comune in adolescenza, fase in cui siamo fortemente in cerca di una definizione. Tuttavia è importante tenere presenti tutti i segnali di malessere e ci sembra di capire che tuo figlio ne abbia dati diversi.
Senza parlare di colpe, perché il mestiere dei genitori è davvero il più difficile, è possibile che ci sia stato un “blocco” emptivo in tuo figlio e che qualcosa non gli permetta di sviluppare a pieno la sua personalità. Collezionare una serie di fallimenti personali e insuccessi non può che influire negativamente sull’autostima di questo ragazzo, per ciò è necessario un intervento mirato che liberi l’energia bloccata.
Forse, a questo punto, la comprensione va messa da parte e, con determinazione, è necessario attivarsi per farsi aiutare. Fategli capire che siete realmente preoccupati per lui e che da soli non potete uscire da questo momento di difficoltà, ma solo con l’aiuto di uno specialista è possibile superare questa situazione, che, col tempo, potrebbe cronicizzarsi.
Riteniamo che tu, da madre, abbia fatto il possibile, forse è arrivato il momento di mettersi da parte e di chiedere aiuto. Se lui si rifiuta di fare dei colloqui con uno psicologo, valutate il percorso della terapia familiare, che in questi casi aiuta il ragazzo a non sentirsi "il problema" e dà anche a voi genitori utili strumenti per capirlo e aiutarlo.
Siamo certi che, in questo modo, riuscirete a uscire da questo periodo nero e a ritrovare l’equilibrio in famiglia, necessario anche a tutti voi.
Fateci sapere come procedono le cose.
Un saluto affettuoso!,Anonima, 52 anni,10-04-2012,Disagio emotivo e/o psicologico,tic